Con l’arrivo dei Farnese si pose ancora una volta la questione del Naviglio, ma la perizia del bolognese Gian Maria Cambi dissuase i duchi dalla realizzazione del progetto. Il progetto venne ripreso ancora una volta durante il ducato di Odoardo: la grida del 19 agosto 1628 annunciava la volontà di riprendere i lavori per il Naviglio Navigabile, elencandone tutti i benefici ma tacendone le problematiche. Il Naviglio, infatti, attingeva dai canali Comunale e Maggiore, derivati dalla Parma a sud della città; questi canali servivano numerosi fondi e scorrevano in giurisdizioni separate. Si sarebbe inevitabilmente posto il problema della eccessiva sottrazione delle acque ai due canali e della conseguente resistenza dei signori locali.
Il progetto doveva essere davvero importante agli occhi del duca che era disposto ad investire i suoi beni personali per non gravare eccessivamente sul contado e sulle comunità interessate. I lavori cominciarono, ma l’epidemia di peste del 1630 mise fine agli ambiziosi propositi di Odoardo.