San Leonardo e Cortile San Martino

Estesa pianura, a nord della città, fuori dall’anello della Tangenziale. Fino al 1923 congiunto all’odierno San Leonardo. Riunificazione avvenuta poi nel 1979 come Circoscrizione, fino al 2002. Nella Cronica di Salimbene de Adam da Parma si racconta che, intorno al 1280, i parmigiani avevano «aperto un canale navigabile» che tagliava la campagna parmense fino a Colorno. La zona a Nord di Parma, più prossima alla città, quella di Cortile San Martino, ha sempre avuto una caratterizzazione fortemente agricola, sviluppatasi attorno al naviglio – un tempo completamente scoperto e utilizzato sia come via di comunicazione che per l’irrigazione – e ai mulini, dove si vennero a creare i primi, seppur piccoli, assembramenti di abitazioni. Per questo motivo, Cortile San Martino rimarrà per secoli molto frammentato e non avrà un nucleo forte, nemmeno con la costruzione della sede del Comune, attorno alla quale colpisce l’assenza di edifici abitativi. L’Abbazia di Valserena: simbolo indiscutibile del territorio è l’Abbazia di Valserena, imponente complesso monastico di epoca romanico-gotica (1298), ristrutturata e ampliata più volte. Meta-stazione per pellegrini ed ecclesiastici, nel 1806 cessò la sua funzione religiosa per decreto napoleonico, vennero abbattute varie parti, e trasformata in azienda agricola. Nel secondo dopoguerra passo a proprietà dello Stato, che lo diede in concessione all’Università degli Studi di Parma. Oggi è sede del Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC). La vera e propria nascita del Comune di Cortile San Martino risale al periodo napoleonico: allora la presenza di case lungo la strada provinciale per Colorno era indice di una seppur debole volontà di aggregazione. Con l’avvenuta Unità d’Italia emerge l’intenzione di allargare i confini del Comune di Parma inglobando i comuni vicini, al fine di aumentare il territorio del Comune e, di conseguenza, gli introiti derivanti dalla rendita fondiaria, ma la questione non vede un risoluzione e si trascina per molti anni, tra riproposizioni e accantonamenti, fino al suo parziale svolgimento durante gli anni Venti. Già dalla fine del XIX secolo, tutta l’area a Nord della rete ferroviaria Milano-Bologna viene investita dal nascente processo di industrializzazione, configurandosi negli anni come quartiere dalla forte identità industriale, perno dell’industria parmense. Iniziarono così a vedersi le prime officine artigiane e, in seguito, le grandi industrie della città, insediatesi vicino alle infrastrutture. La vicina campagna prometteva, infatti, grandi possibilità di espansione, e la prossimità della linea ferroviaria era una comodità imprescindibile. L’evento che maggiormente contribuisce a costruire questo status di quartiere industriale è l’espansione della Vetreria Bormioli Rocco. Comincia così a nascere il quartiere delle fabbriche, che piano piano si viene ad intrecciare con la campagna agricola. L’ex Municipio (ora sede di quartiere) di Cortile San Martino

Con l’avvento del fascismo, l’intenzione è che tutti i comuni dovessero diventare delegazioni accorpate al Comune di Parma. A Cortile San Martino questo processo è in realtà già attivo da anni, attraverso una reciproca compenetrazione di città e campagna, e si decide quindi di cedere parte del Comune (nel frattempo arrivato a 7000 abitanti) al Comune di Parma, nel Regio Decreto del 1923. Nel Dopoguerra, Cortile San Martino diventa un quartiere in forte sviluppo e modernizzazione, industriale, logistico, commerciale e residenziale.

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