Il piano di ricostruzione 1946-1950

Parma, può essere annoverata tra quelle città italiane che subirono maggiori devastazioni causate dai bombardamenti anglo-americani; i bombardamenti più distruttivi, della primavera e dell’estate del 1944. A Parma si dovevano risolvere anche problematiche legate ad opere di urbanizzazione primaria (scolo delle acque piovane, fognature ecc.) che anche se in precedenza progettate non erano mai arrivate alla totale realizzazione; l’eliminazione di abitazioni malsane dei capannoni, non che il reale fabbisogno abitativo. Dopo il 25 aprile la popolazione sfollata nelle campagne cominciava a rientrare in città, dove il 60% delle case cittadine erano state più o meno danneggiate e di queste il 27% rase al suolo.  Con la legge n. 399 del 1947, si dava inizio a provvedimenti che potessero coprire la piaga delle abitazioni malsane e degradate (I.A.C.P. – INA Casa. Provvedimenti per l’incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per i lavoratori, innovazione dell’edilizia pubblica). (…) (esigenza della popolazione; intensità di espansione della città – aumento della popolazione).

Estensione della città, nella zona ad ovest oltre il viale di circonvallazione, al completamento del quartiere della Cittadella (tra il torrente Parma e via Torelli) all’estensione a nord del quartiere di via Trento (oltre la ferrovia) questo edificato con gli strumenti del Piano INA Casa come il quartiere Montanara, fino ad arrivare all’impianto di un nuovo quartiere i “Prati Bocchi” a nord ovest della città. Tali insediamenti si svilupperanno progressivamente nell’arco tempo dell’immediato dopo-guerra (1949-1955). L’ubicazione della città, situata nel nord dell’Emilia e agevolata dalla vicinanza del fiume Po, sulla dorsale ferroviaria, nell’incrocio di due strade nazionali di grande traffico (la via Emilia e il Passo della Cisa), incitò il sorgere di nuove industrie, che presentando differenziazioni tipologiche si istallavano nel territorio senza una precisa collocazione. Il carattere prevalentemente agricolo sia della Provincia che delle delegazioni stesse restava, come in passato, la fonte economica principale dando un solidissimo caposaldo per lo sviluppo e la crescita di nuove attività da essa dipendenti. Il sorgere di nuove attività produttive interessando l’intero territorio provinciale e comunale, in questa fase di miracolo economico, fu la causa principale degli spostamenti di forza-lavoro e con essi tutto quello che ne poteva derivare sull’aspetto morfologico e tipologico del territorio.

Si identificarono sempre più quelle contrapposizioni artificiose dalle dipendenze formali come città – campagna, centro – periferia, residenza – industria. Contemporaneamente, al decollo industriale che si andava a sviluppare con la formulazione di un tessuto sub-urbano, costituito da un eterogenea tipologia edilizia, sempre più in contrasto con l’insediamento sparso della campagna la quale restava l’originale fonte produttiva, si formulavano previsioni e incominciavano i dibattiti sulle relative funzioni che la parte antica della città avrebbe dovuto avere nell’intero contesto urbano. (…)

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