Relazione Mariotti 1894
Veniva proposta la demolizione di tutta la cinta muraria da Porta Garibaldi a Barriera Vittorio Emanuele proposta già qualche anno prima. Con l’abbattimento della cinta muraria da Porta Garibaldi a Barriera Vittorio Emanuele si presentava tutta la zona, fino alla ferrovia, Parma-Bologna, edificabile sia entro le cinta muraria quanto fuori di essa, senza alcuna zona di verde e con una sola piazza; i lotti erano previsti divisi da una rete di strade tra loro ortogonali.
Per fattori di igienicità, oltre che a demolizioni di edifici era anche previsto un acquedotto la cui costruzione doveva estendersi a tutta la città. Già da questo progetto, si può rilevare come l’idea della trasformazione della città sia integrata con tutte quelle carenze sanitarie degli insediamenti paleo-industriali. Con la Relazione Mariotti, nella quale l’intento era di fare “più bella e più grande’’ la città, essa trova, un altro pretesto per innovare il tessuto urbano, iniziando quella fase “espansionistica” che in futuro continuerà, determinando, attraverso i fenomeni di trasformazione dell’ambiente fisico, implicite e svariate contraddizioni all’interno dei rapporti inerenti al principio insediativo.
Altro scopo della relazione Mariotti era la demolizione dei rampai da Porta Garibaldi a Barriera Vittorio Emanuele. È questo uno dei problemi fondamentali di modificazione dell’ambiente fisico in funzione alle nuove esigenze di adattamento al processo di industrializzazione. Così in luogo dei rampai, si propone, la costruzione di case per il ceto più modesto, l’apertura di una nuova Barriera e in prossimità di questa la creazione di un nuovo macello.
Proposte più volte e in tempi diversi discusse dalla Giunta comunale di allora e che trovano nella Relazione Mariotti il loro preciso significato realizzandosi in un secondo tempo e in fasi alterne. Sullo sfondo della retorica nazionalista, i disegni urbani, trovano nella esaltazione della patria motivi per intervenire sul tessuto urbano, ed era pretesto per la costruzione di monumenti celebrativi. Non sfuggì l’occasione anche a Parma di rispondere a due importanti scadenze per commemorare due grandi concittadini: Vittorio Bottego (1860-1897) decennale della morte, e Giuseppe Verdi (1813-1901) centenario della nascita. Ad ovest, dell’antica Porta S. Barnaba da poco chiamata Garibaldi venne demolito il Foro Boario, e ubicati a poca distanza i due monumenti celebrativi: quello di Vittorio Bottego ancora esistente in Piazzale dalla Chiesa e l’altro a Giuseppe Verdi, distrutto nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Accanto alla considerazione della città che incomincia a diventare un puro effetto economico-produttivo vengono delinearsi due caratteristiche quantitative ad illustrare il clima nel quale si origina, profondamente, la alternativa tecnologica dell’architettura fino ai suoi aspetti contemporanei; l’aspetto qualitativo è determinato: 1) numericamente (incremento demografico); 2) dimensionalmente (nuove esigenze commerciali).
Incomincia così ad entrare in crisi tutta la nomenclatura di relazioni territoriali legata al sistema delle Porte; al già sistemato piazzale antistante alla stazione con le conseguenti strade di accesso al Ponte Bottega, la vecchia Porta Farini viene demolita e successivamente sostituita da una “barriera”. L’inaugurazione a Parma delle tranvie elettriche per Calestano e Fornovo e della rete cittadina è datata 05.05.1910. In tal senso, successivamente anche la linea tranviaria Parma-Langhirano viene fatta arrivare fin dentro il perimetro delle antiche mura della città; tutta la Provincia viene con medesime collegata direttamente con la città, dove si arriverà alla costruzione, nel 1919, di una rete tranviaria cittadina che, inaugurata l’anno successivo, metterà in comunicazione i poli opposti della città stessa.
Con la realizzazione di nuovi ponti sul torrente Parma, e sistemazione di nuove strade, si sviluppa e tenderà ad affermarsi in seguito l’idea di città “centrata attorno a taluni precorsi” che con il loro estendersi determinarono la seconda fase di sviluppo della città industriale. Con la demolizione dei rampai, anche l’Oltretorrente, da Barriera Bixio a Barriera d’Azeglio e con la conseguente costruzione di viale Vittoria, l’anello delle mura della città si trasforma sempre più in un sistema attrezzato funzionante come fascia di passaggio tra il vecchio nucleo e le future espansioni. Nasce e comincia a configurarsi, fino a realizzarsi negli anni ‘20 (con la demolizione dei rampai alla sinistra del Parma, fra il Baluardo S. Gabriele e il ponte Caprazucca) l’idea funzionale e spaziale della distribuzione perimetrale di quella che sarà definita “circonvallazione” e che esprime letteralmente un’opera militare sviluppata attorno ad una città per ragioni di difesa e che nell’idea corrente e attuale serve a disegnare una strada che gira intorno ad un agglomerato urbano. Ormai la città tendeva lentamente a svilupparsi in uno schema morfologico radiocentrico, pur preesistendo, nella parte occidentale case malsane. All’inizio del XX secolo nuove industrie (es. l’impianto di zuccherificio) erano destinate a sorgere poste, in stretto contatto con le strade principali o con la ferrovia.
L’industria doveva essere in grado di assorbire quella manovalanza proveniente dalla campagna dove, l’agricoltura era in uno stato precario a causa dell’immediata ripresa delle condizioni di mezzadria. In tal senso, il movimento migratorio dalla campagna alla città, oltre a creare problemi di locazione abitativa causò anche fenomeni di disoccupazione assorbita nei migliori dei casi dalla recente industria o risolta attraverso occupazioni occasionali nell’edilizia, ed in particolare nell’esecuzione dei lavoratori pubblici quali l’arginatura del torrente Parma e la demolizione della cerchia muraria.