I secolo d.C. – Epoca Romana

All’età del Bronzo e in epoca Romana verso il I secolo d.C. il territorio era molto diverso da come lo conosciamo: la presenza antropica era limitata a piccoli insediamenti, localizzati intorno a Parma e paralleli all’area golenale del Po, che all’epoca scorreva diversi chilometri a sud dall’attuale alveo. Anche il corso della Parma era spostato: il paleoalveo correva più ad Est per defluire nel Po all’incirca all’altezza di Mezzano Inferiore.

All’arrivo dei Romani la morfologia del territorio non doveva essere molto diversa, fatta eccezione per il graduale spostamento della Parma verso l’attuale alveo. A riprova vi è la posizione del tracciato della Via Emilia, costruita su terreni asciutti lungo la direttrice dei centri abitati. Nel I secolo a.C. l’azione antropica comincia a giocare un ruolo rilevante nel plasmare la fisionomia del territorio con le prime bonifiche, come quella del 115 a.C. di Emilio Scauro che, attraverso la costruzione di canali navigabili asciugò l’area compresa tra il Po e Parma, fondata nel 183 a.C. come colonia romana, di pari passo con la costruzione della Via Emilia, risalente al 187 a.C.

Il sistema delle acque comincia così a divenire l’infrastruttura primaria del territorio.

Le tracce della presenza romana sono numerose e varie – infrastrutture, manufatti, ma anche toponimi – e si spingono fino alla fascia più vicina al Po e pertanto maggiormente soggetta alle alluvioni, anche se in queste zone la rigida maglia della centuriazione si perde nelle forme organiche del corso d’acqua, delle golene, degli antichi argini.

Il territorio parmense conserva particolarmente bene le tracce della centuriazione romana: i tracciati stradali secondari seguivano la centuriazione, e così anche i canali di bonifica che raccoglievano e convogliavano le acque. Ad eccezione della Via Emilia, i tracciati meglio distinguibili oggi sono quelli dei cardi, paralleli ai corsi d’acqua: questo elemento rappresenta un’ulteriore conferma dell’importanza dell’infrastruttura fluviale, rimasta coerente con l’impostazione romana nel disegno complessivo.

Alcuni canali di questa fitta rete erano navigabili e utilizzati per il trasporto merci : il Naviglio Navigabile, tradizionalmente ricondotto al Medioevo, fu probabilmente scavato da Scauro per collegare la città ai porti fluviali di Colorno e Copermio prima e poi Sacca e Coenzo: questa tesi è supportata sia dalla testimonianza di Strabone, sia dal disegno del canale che si pone in stretta corrispondenza con il cardo massimo della città, strutturando il territorio secondo la consuetudine romana.

Si può affermare che già dopo pochi decenni dalle prime bonifiche fosse distinguibile un paesaggio agricolo stabile, fatto comprovato dall’evidenza delle tracce della centuriazione nel territorio attorno a Parma. È comunque doveroso ricordare che la centuriazione romana era rispettosa dei corsi d’acqua, comprese le aree golenali e i corridoi boschivi, pertanto, non si deve immaginare un territorio antropizzato in senso odierno.

La persistenza delle tracce della colonizzazione romana nelle campagne lascia anche supporre che l’abbandono delle campagne e la distruzione delle città nel Medioevo non sia stato così disastroso, ma vi sia stata una seppur incostante presenza antropica sul territorio: non si spiegherebbe, altrimenti, la sopravvivenza del reticolo della centuriazione in una pianura alluvionale, dove, senza intervento dell’uomo, qualche piena sarebbe bastata a cancellarne ogni traccia.

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